sabato 9 dicembre 2006

Ipertesto sia!

Vista la labile separazione tra categorie e luoghi ad esse deputati che vigeil Weblog di Sociologica in questa costellazione di blog ed altri ambiti di discussione, ecco quello che avrebbe potuto essere un commento all'ultimo post di GiaNluC sul blog di Sociologica. A parte i ringraziamenti per l'indefesso - anche se a volte frenetico e spiazzante *grin* - lavoro di aggiornamento tecnologico del sito, devo dire che la scelta del clip con cui inaugurare la possibilità di postare dei video è geniale. Invito pertanto tutti i fruitori più o meno entusiasti di questi nodi anche-didattici a dargli un occhio (è il post di oggi, 9 dicembre), ragionando non solo sul problema dell'immagine e della sua normatività, ma anche su quello - ancora più inquietante - della realtà e della sua sostanza...

giovedì 7 dicembre 2006

Dr. House o la medicina come arte

Hugh Laurie as doctor Greg HouseWell, well, well, è un po' che avevo in mente di dedicare un post al fenomeno serial qui accanto e questo insolito affollarsi di commenti qui su Ciottoli mi ha spinto all'azione, e alla collocazione, anche Al di là dei pregi e difetti della produzione seriale - la ripetitività del modulo, il senso di familiarità e partecipazione che si instaura col cast, la ritualità dell'appuntamento settimanale (quando li si segua in TV) - House m.d. gode a mio parere di due assi nella manica, uno senz'altro intenzionale, l'altro forse più inconsapevole. Il primo sta nell'abilità notevolissima - quasi geniale - del team di scrittori di ritrarre il personaggio chiave e di confezionargli dialoghi tagliati su misura, alla quale si correla la bravura dell'interprete Hugh Laurie (invito gli anglofoni a leggere le sue frasi memorabili riportate su Imdb *grin*). Una di queste mi porge il destro per spostarmi al secondo atout della serie. Cito: "Sono cresciuto con una certa antipatia per le cose antiscientifiche, così l'attuale innamoramento per tutto quel che è orientale mi snerva un tantino. Se starnutisco sul set, subito 40 persone mi porgono dell'echinacea: piuttosto che prenderla mangerei una matita. Forse è per questo che ho cominciato con la boxe: è la mia risposta a gente in pigiama bianco che cerca di sentirsi il chi"...
Da una parte ciò depone a favore della mia equanimità, visto che pratico da un po' il tai chi dall'altra mostra quanto l'aspetto che metterò ora inTao evidenza sia probabilmente fuori dalla percezione dei responsabili della serie. Di fatto l'intero impianto di House m.d. è un atto di accusa alle pretese totalizzanti della medicina contemporanea, alla sua rinuncia allo status di arte a favore di un abbraccio incondizionato alla dimensione scientifica, intesa come capacità tendenzialmente assoluta di previsione e cura (e oggi di prevenzione, con i correlati problemi di prescrittività sociale che le sue teorie portano con sé. Basta pensare alle crociate contro il fumo o in favore di uno stile di vita "sano"...). Greg House, sebbene forte di un sapere scientifico ineccepibile e decisamente al di sopra della media, usa di questo sapere in modi assolutamente eterodossi e ne mette di continuo in luce le fallacie e l'inaffidabilità, quando separato dal genio individuale. Si lamenta spesso delle distorsioni e particolari cecità che causa il ricorso massiccio alle analisi computerizzate, che impediscono di apprezzare qualità dei campioni che un medico premoderno avrebbe valutato senza fallo. Arriva addirittura a replicare antichi metodi che oggi suscitano orrore, come quando assaggia del vomito per dedurne gli elementi costitutivi. Salta a piedi pari protocolli e procedureI visitatori burocratizzate, sottolineando ogni volta l'unicità del malato che si trova sotto le grinfie, unicità cinicamente disgiunta da giudizi di valore, assunta semplicemente come dato di fatto. In questo suo muoversi originale sullo sfondo di un ospedale tipico, risalta come un extraterrestre tra le schiere di adoratori del dato, o forse come uno dei "visitatori" che una pellicola di qualche tempo fa aveva ritratto con esiti assai comici.
Di fatto Greg House è un bell'esempio di quel sapere inclusivo di cui si parla piuttosto spesso, chiamandolo "pensiero complesso" o "logica et/et" o qualcuna delle tante altre definizioni disponibili, un sapere che si rende conto che i confini tra scienza e pseudoscienza sono nella migliore delle ipotesi fuzzy - come scriveva svariati anni fa un antesignano di simili - sballati, direbbero i più  - punti di vista, Charles Fort. Autore, tra le altre cose, del Libro dei dannati (pubblicato nel 1919 e ristampato, in ultimo, nel 1999, ohibò!), la cui tecnica di redazione ricorda pericolosamente il modo in cui il serial del nostro misantropo dottore è nato. Racconta infatti Imdb che lo show sia stato ispirato da The Diagnosis Column del New York Times Magazine, dove si descrivono casi medici inusuali; Fort è partito dalla stessa considerazione, concentrandosi però sui casi definiti inspiegabili dalle riviste scientifiche dell'epoca, relegati di norma in trafiletti schiaffati nelle ultime pagine: ne ha raccolti a centinaia, che sono poi diventati i "dannati" del libro omonimo. Tipo interessante, ha lasciato alcune memorabilia che vale la pena citare: "Non posso concepire niente, in religione, scienza o filosofia, che sia qualcosa in più della cosa giusta da indossare per un momento". Se questa è già piuttosto intrigante, ricordando molto storie Zen su Buddha che darebbero sui nervi a Hugh Laurie , quest'altra ci riporta dritti dritti in un contesto più noto, che risuona di Simmel e Jung: "Ma il mio più vivo interesse non è tanto nelle cose, quanto nella relazione tra le cose. Ho speso molto tempo pensando alle presunte pseudo-relazioni che vengono chiamata coincidenze. Che accadrebbe se alcune di esse non lo fossero?"
Direi che per essere un "semplice" serial di spunti ne offre parecchi, no?