giovedì 25 maggio 2006

Apocrifi vari

American GodsNon è molto scientifico, immagino, lasciare che le cose accadano "nella pienezza del tempo", come dice Joe Panther in uno dei libri che forniscono carburante a questo nuovo saggio atipico Non sarà molto scientifico, ma per ragioni difficilmente esplorabili funziona: tu hai un certo interesse di ricerca, che - se opportunamente ruminato e incorporato - diventa una specie di catalizzatore (o attrattore strano, se vogliamo scivolare nel caos :o) e ti porta a collidere con materiali assortiti che costellano più o meno evidentemente con l'interesse stesso. Per chi è bravo e riesce ad avere interessi congruenti dev'essere più facile... Quando uno è irrimediabilmente irretito dal fascino della ricerca stessa e dalle forme effimere che la guidano, la cosa rischia di comportare qualche difficoltà di gestione, nella migliore delle ipotesi E non solo, ma spesso e volentieri accade a tua insaputa e le risonanze, le affinità, le vedi dopo, quando sono talmente macroscopiche che le vedrebbe anche un cieco e ti dai anche dell'idiota per non averle notate prima!
Segnalavo già da un po', in un altro dei blog di questa strana costellazione in fieri, un interesse piuttosto appassionato per American Idiot dei Green Day, concept album di grande spessore sia concettuale che musicale, che se n'era stato lì in agguato per qualche tempo. Nel frattempo, perGli ultimi giorni ingannare le ore d'auto delle trasferte da e per Perugia, avevo pensato a qualche buon audio-book e mi era capitato tra le mani American Gods, di uno dei miei autori preferiti, Neil Gaiman (ora che ci penso anche il ciclo di Sandman e Good Omens possono rientrare a pieno titolo in questa carrellata!), ottimo ascolto che mi ha accompagnato dagli inizi del 2006 a pochi giorni fa, discretamente, sornione. Poi un'amica ci ha prestato il romanzo qui accanto, un apocrifo molto sui generis, per palati forti direi. E anche qui la mia vigile coscienza critica dormiva della grossa...
Poi sono andato a Strasburgo, relatore in un convegno sul buon Simmel, e l'amico organizzatore, conoscendo i miei lavori recenti, mi ha proposto di intervenire su Religiosità e postmodernità. Ancora niente, ma gli astri si erano sistemati tutti e aspettavano solo un'ultima scintilla, o la prima tessera del domino, se preferite. E la tessera l'ha spinta la coscienza improvvisa e sgradevole, la notte prima della relazione a Strasburgo, di aver sottovalutato l'impegno e di aver preparato dei materiali per un altro pubblico. Nottata frenetica di ricerca di uno spunto meno blando da trattare ed eccola, la tessera e tutto il resto del mosaico! Pensavo alla distinzione simmeliana tra religiosità e religione, la forza vitale e l'istituzione, al divorzio tra le due e alle diverse derive seguite dalla prima nei secoli, derive che erano le stesse che Maffesoli aveva appena proposto come figure del "re clandestino" della cultura occidentale: la natura, la scienza, l'Io e... Oggi, dov'è oggi il re della religiosità? Nel New Age? Nel consumo, dove l'ho già seguito per vie piuttosto accidentate? Oppure...
Oppure certi segni, sparsi, accidentali, suggeriscono un'altra ipotesi, che ha un suo fascino e probabilmente aiuta a spiegare macrodinamiche che le nostre teorie stentano ancora a comprendere. Questi accenni parlano di una riscoperta originale degli antichi materiali e degli antichi protagonisti, a volte dissacratoria, a volte ortodossa, quasi che sia in atto un riavvicinamento spiraliforme alle vecchie forme abbandonate tempo addietro. Del quale si giova ad esempio la più strutturata di esse, la nostra buona Chiesa cattolica, di cui si sarà notato il rinnovato presenzialismo sulla scena sociale e mediatica, ma anche altri agenti meno blasonati, come la Destra Cristiana made in USA o le tante sette che dal New Age attingono a piene mani, ma con autoritarismo molto più marcato. Se questo fosse vero, la stessa presenza confessionale nel Web avrebbe caratteri più variegati e complessi di quelli che vi abbiamo rinvenuto e la ricerca dei "cercatori d'assoluto" potrebbe, per mille rivoli, tornare a rivolgersi ai miti fondatori, magari nelle vesti poco canoniche di Yoshua ben Panther. Questo reincanto, ben raffigurato dalla schiera policroma e vibrante degli dèi americani di Gaiman, sarebbe in linea con lo slittamento di paradigma culturale/immaginale che mi sembra connotare questi anni e preludere a significative scosse d'assestamento all'interno della religione istituita e forse a un suo ulteriore recupero di importanza e peso nella società... C'è veramente di che meditare