mercoledì 31 ottobre 2007

Di nuovo House

Hugh Laurie aka Gregory House
E' notte e in tv c'è uno speciale di Matrix sul dottor House. Abbiamo esperti assortiti, produttori e un giovane filosofo che con alcuni colleghi ha pubblicato un lavoro su La filosofia del dottor House. Come dicevo tempo fa, per un semplice serial sembra in grado di proporre molti spunti! Al di là del fatto che da più parti ci si sta accorgendo che di "semplice" alcuni serial non hanno proprio niente - tanto da essere paragonati al romanzo per la capacità descrittiva del reale proprio di questo torno di tempo - quello che mi colpisce della trasmissione è ancora una volta l'abilità di girare intorno agli argomenti senza coglierne aspetti centrali se non di sponda. Una delle poche osservazioni interessanti ha come spunto di partenza una domanda di Mentana sul perché negli USA i serial di ispirazione ospedaliera vanno fortissimo accanto a quelli investigativi, mentre in Italia funzionano solo i secondi: il giovane filosofo risponde opportunamente ricordando l'immenso problema costituito dalla sanità per la stragrande maggioranza degli americani. Risposta che si potrebbe integrare con altri corollari: il grande problema che è oggi in Italia la sicurezza e il fatto che nonostante gli alti lai noi evidentemente ci rappresentiamo la sanità molto meglio di quanto non sembri. Questa scala di ragionamento va bene anche per la questione generale del perché i serial medici sono comunque così gettonati: Regazzoni richiama il tema della vita e della morte e della fragilità della prima, senza però accentuare il peculiare aspetto problematico che sta assumendo, legato all'ossessione per la fine della vita - cui non fa più da contraltare una qualche soteriologia - e alla carica immaginale irresistibile che si sedimenta per contro sulla medicina intesa come nuova fede, cioè nuova strategia di salvezza e metodo per conquistare questa stessa salvezza nella quotidianità, sconfiggendo l'azione del tempo, il decadimento e la consunzione.
Un'altra cosa che non è venuta fuori che per caso - e solo per intenditori - è l'estrema eterodossia del personaggio, incarnata nelle molte mail di protesta dirette da pazienti e medici italiani all'inserto Salute del Corriere della Sera. Eterodossia che anzi quasi tutti si sono sforzati di far rientrare in schemi consolatori come l'eroe burbero ma buono, il medico appena meno canonico del solito, etc. Come già scrivevo tempo fa, invece, per quanto possa sembrare controfattuale, il fascino del "buon" Gregory non è tanto nel giocare al di fuori delle regole - comportamento dopotutto non particolarmente originale - ma nell'incarnare una medicina completamente diversa da quella odierna, sempre più dipendente da analisi tecnologiche ed apparecchiature esoteriche e arroccata in una pretesa di infallibilità dai costi logistici ed esistenziali costantemente in crescita. Per lui la medicina è arte, intuizione, soprattutto incertezza. Unite a una sana dose di scetticismo sulle capacità miracolose di esami e altre diavolerie. House è la ragione com'era prima del mito del Progresso, versatile e capace di errore. Ma è anche altro. E quest'altro è ancora meno digeribile dal discorso culturale prevalente, che infatti si limita a sfruttarne il fascino senza però indagare troppo in proposito: House è l'individuo di talento, il genio, che si fida delle sue fulminazioni contro l'evidenza documentale e usa della sua certezza per sé e per gli altri, mettendosi ogni volta interamente a rischio. E' il contrario dell'omologazione statistica, del canone ormai inflazionato del lavoro di squadra - tant'è vero, come si notava in trasmissione, che è solo, usa il suo team come specchio, uditorio quasi del tutto privo di capacità d'azione - è un essere inattuale scaturito da un passato dove la fede nel soggetto era ben più viva di quanto non sia oggi, sebbene il soggetto stesso, poco democraticamente, non potesse essere chiunque, ma solo chi avesse il dono.
House è così seguito e ha tanto successo perché incarna una nostalgia indicibile - perché radicalmente fuori dagli schemi correnti - per un uomo capace di far fronte al destino pur sapendo di essere fallibile, capace di fregarsene dei canoni in un'epoca in cui essi sono sempre più norma soffocante e obbligo di comportamento. House, direbbe probabilmente Simmel, è un soggetto in piena forma nonostante il suo tempo.