sabato 12 aprile 2008

Persi nel labirinto

Vignetta proprio niente male :)Oh beh, ci risiamo  anche stavolta ci sono ricascato, il che mi spinge a qualche derivazione paretiana per giustificare le ore che passerò a interrogarmi sulla quarta stagione di Lost. Avevo giurato, alla fine della seconda (la peggiore, per me), che non mi avrebbero più avuto, poi la curiosità mi ha spinto ai primi episodi della terza... Mettiamoci anche recensioni entusiastiche captate qua e là, addirittura paralleli con Balzac, e allora ci si interroga: mi è sfuggito qualcosa? Cosa c'è in questa zuppa con trichechi di tanto intelligente? Per carità, il ritmo e la gran parte dei colpi di scena sono magistrali, però è altrettanto vero che spesso si ha la netta sensazione che gli autori abbiano esagerato, che si siano persi anche loro...

E allora, potrei chiedere? Ci sarebbe qualcosa di male oppure paradossalmente potrebbe non esserci modo migliore di andare avanti? Arrancando, come facciamo un po' tutti in questo inizio di XXI secolo, orfani di certezze, verità e altri tipi di bussola, gettati in una cultura che ricorda sempre più da vicino Tafazzi, ma senza la simpatia. C'è qualcosa del cupio dissolvi in un flusso di pensiero, ricerca e ragionamento che mira senza tregua a minare le sue stesse basi, ad annullare i suoi presupposti e la sua stessa pensabilità in nome di... cosa? Della soddisfazione masochistica di aver avuto Ragione? Dell'affrancamento da una dimensione emotiva ed estetica che si è deciso di giudicare non umana, maUn'isola animale (e dalli con questi insulti agli animali, che hanno la sola colpa di non essere come noi e di non saper reagire)? La cieca determinazione al controllo mostra ogni giorno di più la sua impossibilità e nel frattempo devasta ogni provincia superstite in cui penetra: che si tratti di tecnologie ultrasofisticate che non ti impediscono di esser vittima o di un fumo nero che sgorga a tradimento dagli alberi che cambia? Cosa dire del mondo oltre l'isola se perfino l'isola - uno sputo di terra - è troppo da capire, se annulla ogni tentativo di domarla, o spiegarla, con colpi di scena imprevedibili? E il bello è che la chiave della comprensione potrebbe trovarsi in un progetto precedente, in un metadiscorso chiamato Dharma (che è un altro nome del Tao e mette in luce oltre ogni dubbio la hybris che affligge i suoi creatori) che già di suo è andato a carte 48. L'isola fatidica è lo scoglio della cultura occidentale, quello che affonda a ripetizione i suoi Titanic. E' il buco dal quale devi fuggire a tutti i costi perché manda in cortocircuito il tuo modo di comprendere il mondo, anche se non hai nulla cui tornare là fuori.

Una delle domande più impellenti cui volevo rispondere stasera è questa: perché hanno tutti così tanta fretta di andar via? La gran parte dei protagonisti non ha una vita, ha solo desolazione, grane, solitudine, eppure non si gode un momento che è uno in un posto che sembra il paradiso in terra, tanto che Hugo si ricorda di fare un tuffo solo quando è finalmente certo di star andando via... Certo, una parola grossa diciamo che pensa di star andando via e quindi rassicurato può comportarsi come sa fare in un contesto ridiventato come per incanto comprensibile. Una delle tracce interpretative più ammiccanti è proprio questa: l'incapacità di vivere fuori dai quadri condivisi, familiari, anche se non ti hanno dato nulla di buono, e lo scarto che impari soltanto dopo. Quando ti penti di non averci pensato prima e vorresti tornare lì. All'Eden perduto? A una condizione migliore che ti era stata mostrata e che non hai capito, perché di norma non capiamo un accidenti?

E poi c'è il Destino, la teleologia del vivere contro la radicale mancanza di senso, quella che trasforma in eroi anche degli ex-tossici e a tratti sbalza il discorso a livelli cui siamo impreparati. L'isola chiama, l'isola sceglie. La sola rassicurazione possibile è l'inserimento in un disegno più grande, la fede con o senza maiuscola? Abbiamo grossi pregiudizi su tutto ciò che limita la nostra libertà tranne che su noi stessi, che spesso siamo i primi a rinchiuderci in idee stantie e non nostre, che la libertà vera non sappiamo più dove sta di casa e fuggiamo da chi tenta di mostarcela. O gli spariamo, come capita spesso al buon Locke, uno dei tanti miracolati, ma almeno uno che ha capito. Che lì dopo tutto si sta meglio.
Un panorama dell'isola