sabato 17 settembre 2011

Going Postal

Going Postal - Terry Pratchett
To tell you the truth, I'm getting a bit tired of being Italian. And a bit more tired of Italians being unable to read a single line in English and therefore to enjoy things like Going Postal in their unique Englishness There's a lot to be said about translation, of course: it's democratic, it allows everyone to get to know things they'd otherwise remain ignorant of and so on. I agree. I'm even enthusiastic about it, because the world is full of unlucky people who can't learn other languages for an infinity of reasons. Trouble is, I don't count stupidity among them. They tell me English-speaking people seldom speak anything else. I still can't excuse them - they don't know what they're missing *lol* - but I can understand them a bit more than, say, the average Italian. He/she has to bow his/her head to market choices made by someone else, who decides what movies to make available in his/her language, who decides what books he/she will be able to read. As this someone is often our precious Prime Minister, I consider not dabbling at least in English a capital offense to intelligence and civic sense. Not to mention the impossibility to be a part of the Internet community, thus being subject to censorship in public information, squalid propaganda exposed on a regular basis by foreign press and so on. The latter is a healthy mirror in which we can fully appreciate the extent of the international humiliation we have to suffer because of one - and a few millions who voted him...
Terry PratchettAnyway, all this to say that I'll try to write in English every time I can, 'cause I need a little respite and there are places where it's easier to get it. Places like the Discworld. I don't mean to say it's impossible to find a good Pratchett translation in Italian - we have great translators - but it's just that some things are simply untranslatable. Pratchett English is a goldmine of puns and great wordplay, shaped by a brilliant intelligence. I'm not an envious type, but should I be it I guess I would hate Pratchett for his genial intuition of Discworld and his steady development of its complexity. More than this, among its numerous layers of possible meaning, one can easily find a simpathetic attention to humankind that makes this 30-volume gallery something close to XXI century Balzac's Comédie Humaine. And I don't think I'm overdoing it. Just read Moist von Lipwig's adventures and you'll find many precious insights on various aspects of modern world that, in that specific, ironic, sparkling form, are much more easily understandable than any sociological essay can ever hope to be. And much more fun. Ah, I was almost forgetting: you can find Going Postal as a TV movie, courtesy of Sky, starring Richard Coyle as Ankh-Morpork Postmaster Moist von Lipwig. Can you imagine Italian RAI adapting something like this? Another reason to feel deeply ashamed...

giovedì 2 giugno 2011

L'umanità è di sinistra

Battlestar GalacticaPer un certo periodo ne ero stato lontano. Più o meno come da una malattia lol Lo seguiva mia moglie, ma io ero riuscito a evitare. D'altronde i serial sono proprio come una malattia o una forma estrema di collezionismo: più ne vedi, più sei curioso o almeno più ne vorresti vedere. Solo che il giorno è fatto di 24 ore, nonostante quello che afferma la nuova campagna MySky secondo la quale tu vivi la tua vita, ti registri quello che ti pare e poi... Quand'è che dovresti vederlo? Invece di dormire? Oppure chiedi un sunto al tuo videoregistratore sotto mentite spoglie, quello che tempo addietro qualcuno immaginava sbracato sul divano a divorare pizze guardando film al posto tuo? Misteri gaudiosi della tv e della vita moderna... Comunque a questo ero sfuggito! Poi, a novembre scorso, sono andato a Lucca Games ed era uscito il boardgame. Impossibile non comprarlo, con consorte e altri amici appassionati. Così ci siamo trovati intorno a un tavolo, due fan e due completi ignoranti ed è stato subito chiaro che ci mancavano le basi. E' stata addirittura l'occasione di una ricerca bibliografica online, a caccia delle prime serie e dei prequel e poi delle quattro stagioni complete. Ed eccomi qui a scriverci sopra qualche idea.

Perché Battlestar Galactica non è per niente male. Forse non per le ragioni addotte dagli appassionati, ma piuttosto per quello che tanto per cambiare ci dice su noi stessi, uomini che immaginano il futuro secondo linee rivelatrici. Primo tema: le macchine. Non per citare il mio saggio sul cyborg, ma la trama ne è un'esposizione perfetta. Gli umani inventano le solite macchine per aiutarsi, le quali come al solito si straniscono pesantemente del trattamento loro riservato e decidono di sterminare l'intera razza dei loro creatori. I siloni - questo il nome della nuova versione di robot - però non si fermano qui: da tostapane meccanici ultraperfezionati evolvono in modelli similumani indistinguibili dagli originali, i quali vivono poi tutte le sofferenze e i tormenti del versante oscuro dell'umanità, almeno a sentire i cartesiani: emozioni, amore, dolore, tutto quello da cui noi vorremmo - perlomeno a parole - liberarci diviene il loro oggetto del desiderio, arrivando in alcuni casi a configurare un tradimento della propria parte a favore dell'avversario. Cioè noi. E qui secondo tema: noi, come saremo noi sull'orlo dell'estinzione causata dalla nostra stessa tecnologia? Migliori, più saggi? Avremo imparato dai nostri errori? Cambiato il punto di vista sul mondo? Nossignore, saremo gli stessi stronzi insopportabili di sempre, talmente in balia dei luoghi comuni e delle azioni tradizionali da continuare ad applicare modelli di comportamento assurdi a situazioni estreme. Così, in una flotta in cui c'è solo una nave combattente a difesa di decine di altre civili, il conflitto tra queste e quella è costante, con giornalisti e politici rompiscatole ai quali serve un documentario girato da un silone ancora in incognito per capire che senza quelle armi non ci sarebbe futuro, sempre che ne sia rimasto uno.

Battlestar Galactica - la nave
E quando compare un'altra nave da guerra non passano neanche dieci minuti e già si sfiora lo scontro armato, con conseguenti congiure fortunatamente abortite per eliminare l'uno o l'altro comandante... Uno potrebbe anche dire che si tratta dell'errore degli scrittori, che non è verosimile, ma sarebbe troppo semplice, perché quando ci si sforza di esercitare l'immaginazione, di questi tempi, il risultato è sempre lo stesso: una replica in peggio dell'esistente. Sarà a causa dell'atrofia diffusa dell'immaginazione stessa o di un'oscura sensazione di intrappolamento in un quadro di riferimento sempre più brutale (altro che letto di Procuste, quello almeno se la prendeva solo con i pochi passanti :), fatto sta le caratteristiche centrali delle nostre proiezioni restano quelle: un rapporto di amore/odio con la tecnologia e la paura neanche troppo latente che essa possa costarci l'annientamento, una sfiducia essenziale nelle capacità di evoluzione sociale e umana della nostra razza, una messa a fuoco spietata di uno dei nostri tratti peggiori, la faziosità e l'incapacità di sacrificio e messa da parte di divergenze per uno scopo comune, per quanto importante questo possa essere. Non c'è che dire, a guardare Battlestar Galactica la sensazione netta è che l'umanità intera sia di sinistra

domenica 8 maggio 2011

A proposito di economicismo

Ho spesso la sensazione che le cose che dico a lezione restino lontane, astratte, per quanto mi sforzi di dare loro carne e sangue. Era una battaglia che avevo in mente di combattere su questo blog, poi le circostanze, la stanchezza, le stelle mi hanno fatto rinunciare per parecchio tempo. Ma ho deciso, col don Juan di Castañeda, di ripristinare un po' di follia controllata e far finta che sia importante...
Diversity - Exquisite Distraction
Così sono inciampato in un articolo dell'Espresso (18, 2011, pp. 152-155) che, come al solito, lo zen si è premurato di mettermi tra i piedi. Al titolo Diversi ma uguali corrisponde un testo sulla gestione della diversità nell'azienda che sposa alla perfezione l'etichetta "Etica e business" assegnatagli dal compositore grafico. Cosa ci dicono di bello i guru delle HR e l'estensore che pare accettare le loro parole come un grande passo avanti? Che ci sono probabilmente in Europa 25 milioni di persone con un orientamento sessuale non canonico che nell'era postindustriale sono molto meglio equipaggiate del maschio eterosessuale classico per affrontare le sfide dei nuovi mercati. Prescindendo dal fatto che mi ero accorto da tempo che il maschio eterosessuale classico è spesso una catastrofe ovunque lo si metta, visto il mondo che ha creato, la questione segue un percorso tortuoso che la accosta in primis all'etica dei rapporti e alla sofferenza del mancato riconoscimento: "Quanti convivono con la paura di essere giudicati da colleghi ostili? L'autocensura spinge all'isolamento, genera depressione, ansia e mancanza di autostima. Uccide la creatività e l'espressione del talento." E non basta, perché fossimo rimasti qui sarebbe andata anche bene. Invece "riduce la performance aziendale". E allora NO! Diciamo forte che non è giusto, che questo complesso di colpe culturali e stupidità va rigettato, non tanto perché la gente sta male quanto perché i guru di cui sopra hanno scoperto che questo complesso COSTA in termini di performance e creatività, altra parola sulla quale converrà riflettere.
Diversity - Chloebeeee
"La diversity è una questione etica, ma anche di business," sottolinea un responsabile HR di alto livello. Ed è qui il punto dell'economicismo di cui parlo spesso e che mi pare nella maggior parte dei casi sfugga. Quel "ma anche" è una trappola, stabilisce una falsa gerarchia ipocrita. In realtà della questione etica non frega niente a nessuno, soprattutto se si pensa che al tema della diversity sessuale si abbina, subito dopo, l'altro discorso spinoso sulla partecipazione femminile al mondo del lavoro. Discorso del quale si parla da decenni senza risultati apprezzabili, soprattutto in questo Bel Paese da incubo. La dimensione etica viene invocata per rifare il look a ragionamenti assolutamente monodimensionali e ad aziende che erano al corrente dei problemi di vita dei non allineati sessualmente o delle donne da molto tempo e non li ritenevano degni di attenzione. Oggi tornano e forse possono ambire a una soluzione, ma perché? Perché è giusto (etica)? O perché conviene (economia) e ammantarlo di etica fa chic ed è politically correct? Finché qualcuno non farà qualcosa perché è giusto anche se non conviene, l'economicismo continuerà a modellare i nostri rapporti e il nostro mondo e a renderlo un gran brutto posto in cui vivere