domenica 8 maggio 2011

A proposito di economicismo

Ho spesso la sensazione che le cose che dico a lezione restino lontane, astratte, per quanto mi sforzi di dare loro carne e sangue. Era una battaglia che avevo in mente di combattere su questo blog, poi le circostanze, la stanchezza, le stelle mi hanno fatto rinunciare per parecchio tempo. Ma ho deciso, col don Juan di Castañeda, di ripristinare un po' di follia controllata e far finta che sia importante...
Diversity - Exquisite Distraction
Così sono inciampato in un articolo dell'Espresso (18, 2011, pp. 152-155) che, come al solito, lo zen si è premurato di mettermi tra i piedi. Al titolo Diversi ma uguali corrisponde un testo sulla gestione della diversità nell'azienda che sposa alla perfezione l'etichetta "Etica e business" assegnatagli dal compositore grafico. Cosa ci dicono di bello i guru delle HR e l'estensore che pare accettare le loro parole come un grande passo avanti? Che ci sono probabilmente in Europa 25 milioni di persone con un orientamento sessuale non canonico che nell'era postindustriale sono molto meglio equipaggiate del maschio eterosessuale classico per affrontare le sfide dei nuovi mercati. Prescindendo dal fatto che mi ero accorto da tempo che il maschio eterosessuale classico è spesso una catastrofe ovunque lo si metta, visto il mondo che ha creato, la questione segue un percorso tortuoso che la accosta in primis all'etica dei rapporti e alla sofferenza del mancato riconoscimento: "Quanti convivono con la paura di essere giudicati da colleghi ostili? L'autocensura spinge all'isolamento, genera depressione, ansia e mancanza di autostima. Uccide la creatività e l'espressione del talento." E non basta, perché fossimo rimasti qui sarebbe andata anche bene. Invece "riduce la performance aziendale". E allora NO! Diciamo forte che non è giusto, che questo complesso di colpe culturali e stupidità va rigettato, non tanto perché la gente sta male quanto perché i guru di cui sopra hanno scoperto che questo complesso COSTA in termini di performance e creatività, altra parola sulla quale converrà riflettere.
Diversity - Chloebeeee
"La diversity è una questione etica, ma anche di business," sottolinea un responsabile HR di alto livello. Ed è qui il punto dell'economicismo di cui parlo spesso e che mi pare nella maggior parte dei casi sfugga. Quel "ma anche" è una trappola, stabilisce una falsa gerarchia ipocrita. In realtà della questione etica non frega niente a nessuno, soprattutto se si pensa che al tema della diversity sessuale si abbina, subito dopo, l'altro discorso spinoso sulla partecipazione femminile al mondo del lavoro. Discorso del quale si parla da decenni senza risultati apprezzabili, soprattutto in questo Bel Paese da incubo. La dimensione etica viene invocata per rifare il look a ragionamenti assolutamente monodimensionali e ad aziende che erano al corrente dei problemi di vita dei non allineati sessualmente o delle donne da molto tempo e non li ritenevano degni di attenzione. Oggi tornano e forse possono ambire a una soluzione, ma perché? Perché è giusto (etica)? O perché conviene (economia) e ammantarlo di etica fa chic ed è politically correct? Finché qualcuno non farà qualcosa perché è giusto anche se non conviene, l'economicismo continuerà a modellare i nostri rapporti e il nostro mondo e a renderlo un gran brutto posto in cui vivere